Mandalay – Giorno 9

Fabbrica di fogli d’oro  Mahamuni Paya  Amarapura (Monastero Mahagandhayon) ♥  Ava (o Inwa) Sagaing Hill  Ponte U-Bein

Alle 8:00 siamo pronti per un’altra giornata intensa, muniti di protettore solare, cappelli e longyi, indispensabile per tutte le pagode che visiteremo. E ricordatevi anche di portare il biglietto della area archeologica di Mandalay (quello di Ks 10’000 che abbiamo comprato il giorno precedente al Monastero di Shwenangaw).

In tutte le pagode dove siamo stati in Myanamar c’erano sempre i devoti che incollavano delle foglie d’oro alle immagini di Buddha.

Oggi iniziamo la giornata visitando una delle fabbriche che fa delle foglie d’oro (King Galon, Gold Leaf Workshop – No. 143 36th Street tra la 77th & 78th Street,). E’ un lungo ed estenuante processo per arrivare ad una sottilissima e piccolissima foglia d’oro. La più piccola costa Ks 5000 (3,5€) che per loro non è poco e nonostante questo le immagini di Buddha sono deformate dalla quantità di foglie che vengono attaccate.

King Galon – fabbrica di foglie d’oro

E’ una visita veloce che ho trovato interessante. C’è anche un showroom/negozio.

Da qui proseguiamo per la Mahamuni Paya. L’ingresso alla Pagoda è incluso nel biglietto della area archeologica di Mandalay ma pagherete una camera fee di (solo) Ks 1000 (0,70€). Il dress code è il solito, no scarpe, gambe e spalle coperte per donne e uomini.

Questa pagoda è la più importante di Mandalay ed ospita una enorme immagine di Buddha (quasi 4 metri di altezza) coperta di foglie d’oro. Tutti i giorni, alle 04:00 di mattina i monaci residenti nella pagoda eseguano il lavaggio della faccia e dei denti del Buddha preparandolo per i devoti che arrivano da tutto il Myanmar per adorarlo. C’è sempre un enorme traffico per salire all’altare dove si trova la statua, anche questo vietato alle donne… e dovete portare delle foglie d’oro da incollare altrimenti non vi lasciano entrare (o vi cacciano dopo che siete entrati).

Mahamuni Paya
Buddha coperto d’oro – foto da A. visto che le donne non possono salire

A destra dell’altare ci sono le foto dell’immagine originale e la sua evoluzione lungo gli anni, impossibile fare il conto di quante foglioline sono state incollate per arrivare a 2 tonnellate di peso in più sul corpo della statua!

Nel cortile ci sono ancora due piccole stanze una delle quali contiene delle statue in bronzo (rubate dallo stato di Rakine) che si crede abbiano poteri curativi… per questo vedrete le persone che li sfregano in diversi punti del corpo, quella dove hanno il male/dolore, mentre recitano una preghiera. Potete provare, se credete…

Mahamuni Paya

Sia i corridoi di accesso che i dintorni della pagoda con i negozi /workshops che producono/vendono statue di Buddha di tutte le misure e materiali (con preferenza per il dorato) sono interessanti da vedere.

Bambini @ Mahamuni Paya

Prossima tappa: Amarapura, che è stata una delle capitali antiche del Myanmar e adesso è una delle municipalità di Mandalay, a cerca 11 km dal centro. Snow ci dice che è il posto giusto per comprare un bel longyi, è famosa per le sue tessiture di cotone e seta.

Ad Amarapura si trova il Monastero Mahagandhayon e il ponte U-Bein (al quale torneremo più tardi). Il monastero è uno dei più importanti e grandi del Myanmar con circa 1500 monaci residenti. Molto interessante da visitare, puoi entrare nelle cucine, mensa e qualche altro palazzo. Snow ci dice che se qualcuno è interessato ad approfondire qualche tema inerente al buddismo si può organizzare incontro con i monaci.

Monastero Mahagandhayon

Il monastero è famoso principalmente per la cerimonia della donazione del riso, tra le 10:15 e le 11:00, dove i monaci si radunano in due file per ricevere il pranzo dove il riso è donato dai devoti.

La cerimonia in se è bella da vedere non fosse per qualche turista che praticamente mette l’obiettivo della fotocamera sulla faccia dei monaci e sgomita mezzo mondo per passare davanti perché deve avere il posto migliore per il selfie da pubblicare su facebook.

E’ praticamente impossibile semplicemente sedersi ad osservare la cerimonia…

Cerimonia della donazione del riso
Giovane monaco

Ci dirigiamo verso Ava (o Inwa) anche questa è stata una antica capitale. Da Amarapura ad Ava sono circa 20 min in auto fino al jetty a Myint Nge  dove si prende una barchetta che attraversa il canale/fiume e porta al ingresso di Ava. Non costa più di Ks 1500/pp e se c’è posto pagando un piccolo supplemento ti caricano anche la bici o il motorino. E’ possibile arrivare anche per terra, stessa strada che porta al aeroporto, ma è più lunga (circa 40 minuti).

Il modo più comune di visitare Ava è con il calesse infatti appena arrivi al molo ci sono decine di calesse che aspettano. Durante l’alta stagione tocca a te aspettare il calesse, non ce ne sono abbastanza per tutti i turisti.

Al arrivo ad Ava ti aspettano le (scomposte) calesse

Io la ho odiata. Se vi aspettate una esperienza romantica, stile film a New York e passeggiata in calesse a Central Park, ridimensionate le vostre aspettative! Il calesse in se è scomodo e le strade sono praticamente suolo lunare da quanto grandi sono le buche! Saltelli per tutto il tempo, anche i pensieri saltellano!!

Comunque non penso ci siano tante alternative di trasporto, a piede con il caldo che c’era non era sicuramente una alternativa. Costa Ks 15’000 (10€).

Il giro ‘classico’ dura un’ora mezza – due ore e include:

  • il monastero Bagaya Kyaung
  • Maha Aung Mye Bom San conosciuto anche come Brick Monastery
Maha Aung Mye Bom San o Brick Monastery
  • Yadana Sinme pagoda

Yadana Sinme pagoda
  • La torre di guardia Nanmyint
Torre di guardia Nanmyint

Un po’ cotti sia del caldo che dalle strade accidentate facciamo pausa per pranzo al ristorante Small River , praticamente dove si noleggiano i calesse.

Dopo pranzo e recuperate le forze torniamo in strada. La prossima destinazione sono le colline di Sagain. Le colline sono piene di pagode, monasteri e conventi (nunneries), la nostra guida, Snow, aveva finito non da tanto la sua esperienza di suora proprio in un convento di Sagain.

Se siete veramente sportivi (ma tanto tanto) potete anche provarci in bici ma sono salite molto importanti quindi taxi o motorino sono la migliore opzione.

Sagain e le sue pagode

Due delle pagode più famose sono U Min Thonze e Sone Oo Pone Nya Shin Paya.

U Min Thonze ha la sua originalità in questo emiciclo occupato in tutta la sua lunghezza da 45 statue di Buddha, tutta foderata di mosaici e piastrelle colorate. Molto bella. E dopo ha una vista stupenda, salendo alla terrazza sopra. Anche qui ci siamo bruciati i piedini…mosaico e più di 30 gradi non sono una buona combinazione, ma ormai ci siamo (quasi) abituati.

U Min Thonze e suoi 45 Buddha

Anche la Sone Oo Pone Nya Shin Paya ha una grande terrazza con vista sul fiume Ayeyarwady e sulle colline ed è più movimentata che U Min Thonze, al meno quando ci siamo stati noi. Anche questa molto colorata con i pavimenti della terrazza fatti di piastrelle colorate e l’interno di mosaici luccicanti. Al interno c’è un Buddha gigantesco e sorridente.

Qui ci sono da pagare Ks 300 (sono 0.20€) di camera fee/donation.

Sone Oo Pone Nya Shin Paya

Ci rimettiamo in strada verso uno degli spots più iconici e fotografati del Myanmar: U Bein bridge in Amarapura Il ponte, lungo 1.2km, è stato costruito nel 1850 sopra il lago Taung Tha Man. E’ totalmente in teak, recuperato dal palazzo di Amarapura, ad eccezione di qualche pilastro che hanno dovuto sostituire di recente con cemento per rafforzarlo.

U Bein bridge

Noi siamo arrivati al margine est dal ponte, da Amarapura, dove arrivano tutti a giudicare della quantità di macchine nel parcheggio. Come in tutti i punti turistici ci sono le solite bancarelle di souvenirs e da mangiare e anche qualche bar. Il mio consiglio, invece che fermarvi in qualche bar in quella zona scendete verso il parcheggio, prendete una delle barche ( Ks 12’000 (8€) per circa 20 minuti) e fatevi portare all’altro margine, passando anche sotto il ponte. Noi non abbiamo avuto difficoltà a trovare una barca libera, probabilmente nella alta stagione ci sarà da aspettare un po’.

In crociera…

E’ una prospettiva diversa ma molto bella e, vi assicuro, farete delle foto bellissime. Il ponte riflesso nell’acqua mentre il sole cala, il lago silenzioso e tranquillo (ricordiamo sempre che non è alta stagione), la lontananza dal rumoroso margine…proprio bello!

Magico

 

Sull’altra sponda ci sono 2 baretti (una a destra, l’altro a sinistra del ponte) dove vi potete sedere, prendere un’acqua di cocco, rilassare e godere il resto del sunset.

Salite sul ponte adesso e fatela a piedi, perché anche quella è una esperienza da fare. Ci sono quattro ‘rest house’ lungo il ponte, ogni 300 mt. dove potete comprare anche da bere e da mangiare, conoscere il vostro futuro, da Mr.Owl (gufo) in persona, o semplicemente sedervi e guardare la gente che passa.

Vita sopra il ponte…

Rincasiamo, stanchi ma felici. E’ la nostra ultima notte a Mandalay…questo non ci rendi tanto felici. Decidiamo di andare a un ristorante serio, cioè, non in mezzo alla strada come ci siamo abituati (e ci piace non nego). L’eletto è il MinGaLaBar, 71st Street, tra la 28th Street e la 29th Street, consigliato anche questo dalla nostra guida, Snow. Era a 10 minuti dal nostro hotel e abbiamo pagato Ks 10’000 (7€) di taxi andata e ritorno.

Abbiamo mangiato bene, tanto e per poco (Ks 16’700 (11.5€) in due). Prendete un piatto principale e il resto è vi arriva in tavola…Abbiamo preso anche un antipasto addizionale (samosas) ma era di troppo, le dosi sono davvero grandi.

Chiedete il tavolo al piano superiore… c’è l’aria condizionata!

Anche se non ci siamo andati vi lascio qualche altro ristorante che ci aveva consigliato Snow visto che quelli dove siamo andati ci sono piaciuti, forse dopo mi potete dire se valevano la pena o no:

  • Maria Min – ristorante vegetariano
  • Ko’s Kitchen – ristorante thai
  • Golden Duck – ristorante cinese

A domani, a Mandalay – giorno 10 (ed ultimo).

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