Kyoto e i suoi templi in due giorni
Giorno 1
Questo è il nostro primo viaggio in bullet train – lo Shinkansen Hikari 507 che ci porterà dalla stazione di Tokyo a Kyoto, 452 km, in 158 minuti. Il Nozomi è ancora più veloce (135 minuti) ma non è incluso nel JR Pass.
Abbiamo attivato il JR pass a partire da questo viaggio e così possiamo usufruirne praticamente fino alla fine del viaggio.
Siamo usciti presto dall’hotel perché il treno partiva della stazione di Tokyo alle 9:33. Dovevamo quindi raggiungere la Central Station di Tokyo da Shinjuku in un giorno feriale con tutti i nostri bagagli ed eravamo preoccupati dai racconti sulla confusione nelle stazioni all’ora di punta.
Non ho episodi paurosi da raccontare (sorry) ma è davvero impressionante la quantità di persone per strada che camminano frettolosamente ma in modo comunque ordinato. Un grande esercito di salary men e women. Gli uomini penso vadano tutti nello stesso negozio: sono tutti vestiti uguali.
Arrivati alla stazione abbiamo tempo di comprare una bento box per fare colazione in treno. Le bento box sono bellissime e piene di cose buone. Non è proprio la colazione continentale ma io non ho problemi a mangiare pesce o sushi di primo mattino, dopo l’esperienza shiokara della scorsa sera non ho più paura di nulla.
Arriviamo a una Kyoto sotto la pioggia ed è stato così per quasi tutto il tempo che siamo stati li.
La prima cosa da fare è acquistare un pass per i mezzi pubblici. Ci sono pass di 1 o 2 giorni validi per autobus e metro. Abbiamo preso quello di 2 giorni (1700 yen, circa 13€), ma attenzione che sono veramente 2 giorni e non 48 ore, quindi se arrivate alle 21:00 e lo usate quello conta come il primo giorno.
Il nostro hotel, Kyoto Granbell Hotel, era centralissimo nel quartiere di Gion. La stanza era piccola ma molto bella e come da tradizione, senza armadio.
Ci armiamo di ombrello e usciamo per pranzo. Prendiamo l’autobus (qui ci siamo mossi spesso con l’autobus) con l’idea di andare a un ristorante di udon, il Okakita, e da li arrivare a piedi al Tempio di Nanzen-ji.
Il ristorante è in una zona lontana dal centro, non c’è proprio nulla e quindi non mi aspettavo delle code, invece… coda e anche lunga! Pare che non sia stata l’unica a leggere che era buono.
E se già l’allergia alle code è tanta, sotto la pioggia è da urticaria forte quindi ci avviamo verso il tempio nella speranza di trovare qualcosa lungo la strada che fosse aperto. Lo troviamo non tanto lontano dal Okakita, praticamente al girare dell’angolo: il Gontaro, senza coda, solo giapponesi (noi eravamo gli unici stranieri almeno a quell’ora) , molto simpatici e si mangia molto bene.

Dal ristorante al Tempio di Nanzen-ji è una passeggiata piacevole per qualche quartiere residenziale in una zona molto tranquilla. L’entrata nell’area del tempio si fa per la Sanmon gate, un’enorme struttura di 22 metri che si può salire a pagamento e a piedi scalzi.
Il Tempio di Nanzen-ji è un tempio zen buddista ed inizialmente era stato costruito come palazzo dall’imperatore Kameyama che più tardi lo ha convertito in tempio. In realtà il complesso dove si trova ospita altri 13 sub-tempi (taccyu) e anche dei giardini. Non c’era tantissima gente, forse a causa della pioggia, e quindi abbiamo fatto la visita in modo molto tranquillo: un’ora ci è bastata ma in una bella giornata forse saremmo rimasti un po’ di più.
Da Nanzen-ji prendiamo la metro e dopo l’autobus per andare a Kiyumizo-Dera. L’autobus (202) ci lascia a Kiyomizu-michi che è alla base della collina dove si trova il tempio. Da li bisogna fare una salita di circa 10 minuti fino al tempio. Il sentiero è pieno di negozi di souvenirs e bancarelle che vedono il gelato di matcha. Il Matcha è fatto con le foglie migliori del tè verde ed è venduto solitamente in polvere.
Se non vi piace il tè verde non vi piacerà il gelato di matcha, non ha un gusto particolarmente forte ma sa da tè verde. A me piace molto…e sono così belli!
Il tempio di Kiyomizu-Dera (Pure Water) è un tempio buddista, patrimonio UNESCO. Quando siamo andati stavano facendo diversi lavori di manutenzione quindi la bellissima veranda che lo caratterizza era coperta (e sarà così fino al 2019). Anche Jishu-jinja, il più antico tempio di matrimoni di Kyoto, dove si trovano le Love fortune telling rocks, era chiuso. Dice la storia che se riesci a camminare a occhi chiusi da una pietra all’altra troverai il vero amore.
Ma ne è valsa la pena comunque, il tempio è aperto e ha splendide viste, un verdeggiante giardino, diversi edifici buddisti colorati ed in un giorno di pioggia è un luogo misterioso e pacifico.
Durante alcuni periodi dell’anno è possibile visitarlo di sera, e penso sia veramente magico. Guardate qui per le date.
Rientriamo in hotel per prepararci per la cena. La scelta è stata il Hafuu, un ristorante specializzato in carne Wagyu. In Europa la più conosciuta delle tipologie di carne di Wagyu è la Kobe.
Wagyu significa manzo giapponese e la sua carne è il santo graal delle bisteche. Semplicemente uno spettacolo per il palato. E no, non danno birra alle mucche, il suo aspetto marmorizzato e grasso è frutto dell’alimentazione e dell’attenzione con cui vengono allevate.
Il ristorante si trova fuori dal centro, in una zona residenziale, non lontano dal Palazzo Imperiale. Ci sono 16 posti al bancone e qualche tavolo, bisogna prenotare e non andare troppo tardi perché prendono l’ultimo ordine alle 21:30. Noi abbiamo occupato posto al bancone da dove abbiamo potuto osservare la preparazione dei piatti e ci siamo decisi per il menu degustazione. Non è economico ma vale ogni yen.
Giorno 2
Iniziamo la giornata al mercato di Nishiki. Se non avete la colazione inclusa e non avete paura di sapori forti di mattina, potrebbe essere interessante mangiare qui. Ci sono tantissime bancarelle di cose dall’aspetto curioso. Si tratta per lo più di un mercato di pesce, ma ci sono anche bancarelle di verdure, piccoli negozi di bacchettine per il cibo, tantissimi ristorantini e bancarelle di street food e persino un tempio, tutto molto organizzato e al coperto.
Dal mercato prendiamo il treno (uscita JR Inari station) per andare al santuario shintoista Fushimi Inari, più conosciuto per le Senbon Torii, migliaia di torii rosse (o più pecisamente di vermillion red) che si sviluppano lungo diversi sentieri che portano alla cima del Monte Inari.
Però il santuario è molto di più di questo e merita una visita. Portatevi gli auricolari del telefono e scaricate una app per leggere i QR code e potrete scaricare delle audio guida per ogni edificio del complesso.
Le Senbon torii sono donazioni dei fedeli come preghiere e ringraziamento durante il periodo Edo (1603-1868) e si stendono per 4 km in salita. Camminata che non ho fatto fino alla fine, sarà anche bello lassù ma quasi 2 ore di esercizio mi sembrava troppo impegnativo, sono in vacanza mica in training per l’iron man. Siamo andati un po’ oltre il primo incrocio nella speranza di trovare un po’ meno gente e goderci quella che dovrebbe essere l’esperienza mistica di passeggiare sotto queste porte sacre ma la selfie stick gang è dappertutto quindi dopo essere riuscita a fare una foto dove (falsamente) sembrava che non ci fosse nessuno mi sono arresa e siamo tornati indietro.
Forse il fatto che fosse ora di pranzo e avessi già visto delle bancarelle lungo uno degli ingressi del tempio mi ha spinto…ognuno ha la propria spiritualità.
Prendiamo di nuovo il treno verso il quartiere di Arashiyama (uscita JR Saga-Arashiyama), dove vogliamo visitare due tempi.
Il primo è Tenryu-ji , tempio buddhista zen patrimonio mondiale dell’UNESCO. Ci sono diversi palazzi nel complesso del tempio ma se non avete molto tempo andate diretti al Hojo, che è l’edificio più grande di Tenryu-ji e comprate il biglietto anche per Sogenchi Teien, il giardino.
Il giardino è meraviglioso, un’opera d’arte curato nei minimi dettagli, non si può assolutamente perdere. Noi abbiamo dedicato un’ora alla visita.
Dal giardino di Tenryu-ji si accede a uno dei posti più fotografati di Kyoto, la Sagano Bamboo Forest.
Questa foresta è stata inclusa nel 1996 nella lista “The 100 Soundscapes of Japan”, una lista che colleziona i migliori suoni naturali, culturali e industriali de Giappone. L’obiettivo è preservare questi suoni per generazioni future e combattere l’inquinamento acustico. Ci sono anche il verso dei cigni del Mogami River e le locomotive a vapore della Yamaguchi line! Come si fa a non ammirare questo paese?
Arrivando di pomeriggio ho capito che il ministro dell’ambiente del 96 aveva ragione a voler preservare il suono naturale di questo posto… se volete sentirlo forse è meglio arrivare all’ alba (è aperto 24h). E’ comunque molto scenografica, forse non ci andrei solo per visitarla ma abbinandola con una visita più estesa al quartiere di Arashiyama ha senso.
Attraversiamo la foresta di bamboo e ci avviamo a piedi verso il secondo tempio che vogliamo visitare Otagi Nenbutsu-ji. Sono circa 2 km (30 minuti) per piccoli quartieri residenziali super calmi, molto carini.

Troviamo anche un ristorantino carino gestito da tre signore che non parlavano una parola di inglese ma con l’aiuto del sempre provvidenziale menu con foto ci hanno fatto mangiare.
Otagi Nenbutsu-ji è in mezzo al nulla e quindi anche poco conosciuto e visitato (qui si sentono i rumori naturali). Come descriverlo in una parola? Singolare. Non è la sua architettura che impressiona, ma il suo giardino popolato da 1200 figure scolpite in pietra che rappresentano Rakan (discepoli di Shaka, il fondatore del buddismo), ognuna con un’espressione diversa in volto. Queste figure sono donazioni fatte da diverse persone durante il periodo di ricostruzione del tempio (1981-1991) e sono davvero buffe. Il loro obiettivo è “riscaldare i cuori dei visitatori”, come scritto nel loro libretto e ci riescono. Consigliatissimo!
Siamo rimasti fino alla chiusura, alle 17:00, e abbiamo preso l’autobus proprio davanti al tempio per tornare alla stazione di Arashiyama.
Inizialmente avevo nella to-do list altri due posti ad Arashiyama, il Arashiyama Monkey Park Iwatayama e il Golden Pavilion (Kinkaku-ji) ma era troppo tardi ed eravamo esausti, l’unica cosa che desideravo visitare a quel punto era l’onsen del hotel seguito da una bella cena.
Dopo un rigenerante bagno al onsen andiamo a provare la “migliore gyoza del Giappone” al Chao Chao Gyoza, a dieci minuti a piedi dal nostro hotel. Non accettano prenotazioni e il posto è minuscolo, quindi c’è sempre coda ma è abbastanza veloce e paghi solo cash. Non so se è la migliore di tutto il Giappone come umilmente loro pubblicizzano ma è molto buona.
Nella zona ci sono diversi ristorantini e bar quindi è un’ottima opzione per la serata.
Domani facciamo, in giornata, gita fuori città ed andiamo all’isola di Naoshima. Sono molto curiosa.
Dove ho dormito
A Kyoto abbiamo alloggiato al Kyoto Granbell Hotel. Un bellissimo boutique hotel nel centro di Gion, ma in una via secondaria molto tranquilla. La stanza non era enorme e non aveva un armadio, ma era molto bella e molto confortevole. L’hotel ha un onsen separato per donne e uomini. Mi è piaciuto molto.
Dove ho mangiato
- Gontaro (Kinkakuji) – ristorante di soba e udon (noodles), non è vicino al centro. Vicino c’è un altro ristorante di udon (era la nostra meta iniziale), il Okakita.
- Hafuu – cucina giapponese e specializzato in carne wagyu. Vicino al Palazzo Imperiale in una zona residenziale
- Chao Chao Gyoza (Kiyamaki) si mangia solo gyoza e secondo loro i migliori di tutti. E’ molto centrale e in una zona con tanti altri ristoranti e bars.
- Chojiro Shijo (Kiyamaki), ristorante di kaiten zushi dove i piattini di sushi sono disposti su un nastro scorrevole
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